Sin da bambini abbiamo letto storie di avventure ed eroi che devono partire per compiere il loro destino.
Una volta intrapreso il viaggio e trovato ciò che cercano, questi eroi torneranno diversi da come sono partiti.
L’Odissea narra di Ulisse che, dopo la guerra di Troia, intraprende un lungo viaggio per tornare a Itaca. Prima di arrivare a casa e compiere il suo destino, dovrà sfidare più volte la morte e usare le sue capacità e astuzie in avventure incredibili.
Più recente una delle fiabe più popolari del mondo, Cappuccetto Rosso, che deve attraversare il bosco e affrontare il lupo per raggiungere la nonna.
In ciascun racconto il protagonista sfida la sorte (Ulisse con la sua nave e Cappuccetto Rosso nel bosco) e intraprende un viaggio che lo cambierà.
Ritroviamo ancora il tema del viaggio nel libro “L’eroe dai mille volti” di Joseph Campbell.
Campbell fu un saggista americano e storico delle religioni, conosciuto soprattutto per i suoi studi in mitologia, religione comparata e psicologia analitica ispirati anche dai lavori di Jung e Freud.
L’eroe dai mille volti fu scritto nel 1949 ed è oggi considerato un grande classico; è un viaggio attraverso le culture di tutto il mondo e di tutte le epoche.
Per Campbell, i racconti e i miti tramandati attraverso i secoli e le culture hanno tutti delle similarità e strutture simili fra di loro. Questi racconti, anche se lontani secoli fra loro, hanno sempre al centro un viaggio e delle tappe predefinite nelle quali il protagonista - l’eroe, parte per un’avventura/viaggio interiore.
Le fasi del viaggio di Campbell sono 12: l’eroe vive nel mondo ordinario e riceve una chiamata all’avventura, ma la rifiuta. Grazie ad un mentore decide di varcare la prima soglia ed entrare nel mondo straordinario. In questo mondo troverà prove, alleati e nemici che lo avvicineranno alla prova centrale. Superata la prova, otterrà una ricompensa e prenderà la via del ritorno. Prima di ritornare dovrà ancora affrontare la resurrezione e finalmente finirà il viaggio con un nuovo elisir.

Campbell dice che “Noi dobbiamo essere disposti a lasciar andare la vita che abbiamo pianificato, in modo da vivere la vita che ci sta aspettando”.
Ho voluto citare Campbell proprio perché esiste una similitudine con il Medical Coaching: le persone che devono affrontare una situazione medica difficile vanno considerate come degli eroi che devono affrontare un lungo viaggio per riuscire a trovare un nuovo equilibrio fisico e morale.
Nel Medical Coaching la prima fase è quella della chiarezza e della comprensione interiore: chi siamo oltre la malattia. È una chiamata che viene da dentro, verso qualcosa di nuovo e sconosciuto e la voglia di sfidare la situazione che è letteralmente piombata addosso.
Una volta definita la visione di sé, si dovrà superare una soglia entrando in un mondo sconosciuto, dove il nostro cliente troverà delle prove da affrontare ma anche alleati sui quali contare. Per permettere il cambiamento, il nostro cliente avrà bisogno di tempo per permettere al suo cervello di ricevere apprendimenti positivi da tutte le situazioni.
L’ultima fase è quella del ritorno a casa e alla vita di tutti i giorni con l’integrazione di quello che si è appreso durante il viaggio.
Questo viaggio va vissuto come metafora di crescita, apprendimento interiore e trasformazione personale.
Andare incontro alle nostre paure è l’unico modo che abbiamo per permetterci di cambiare, anche con la malattia. Abbiamo tutti il potere di essere gli eroi delle nostre avventure.

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